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Farmacisti vessati da ENPAF. On. Gribaudo: ”grave ingiustizia e vessazione inaccettabile. Subito iter legislativo”.

di Roberta Lemma
15-10-2020

70 mila farmacisti su 90 mila obbligati alla doppia contribuzione: L’onorevole Chiara Gribaudo: ”Una grandissima ingiustizia e vessazione inaccettabile che penalizza le giovani generazioni. Una situazione paradossale e non possiamo fare finta di nulla. Intervento legislativo per pensioni adeguate, ma anche per far pagare il giusto ai lavoratori”. Stefano Ticozzelli di Federcontribuenti: ”occorre subito un rinascimento pensionistico o sarà catastrofe sociale”. Il Presidente del comitato No Enpaf: ” se un farmacista dipendente per 30 anni versa all’ENPAF tutti i contributi di pensione prenderà 60 euro mensili a 68 anni”. Alla conferenza stampa presso la Camera dei Deputati dello scorso 10 ottobre storie di ordinaria vessazione. Federcontribuenti non molla la battaglia agli enti previdenziali privati

I farmacisti dipendenti sono a tutti gli effetti dei lavoratori con busta paga che già si vedono detrarre a monte i contributi INPS, peccato siano anche obbligati a versare contributi, nella misura di 4,5 mila euro l’anno, all’ENPAF. Il dott. Landi presidente No Enpaf: ”un farmacista a due anni dalla laurea, dipendente neo assunto, si vede arrivare una cartella esattoriale da 10 mila euro per contributi Enpaf non versati quando, un farmacista stagista viene pagato 600 euro al mese e finito il periodo ne prende al massimo 1.300 di euro: come può pagarne 4,5 mila all’Enpaf?”. Enpaf è un ente previdenziale privatizzato nel 1996 ma, quando deve riscuotere i contributi non versati, scende in campo l‘AdER con interessi e more. La Cassa di previdenza dei farmacisti (ENPAF) – cui sono iscritti tutti i farmacisti iscritti all’ordine professionale – si alimenta con un contributo, adeguato annualmente sulla base dell’indice di inflazione indicato dall’ISTAT, pari per il 2020 a 4.578 euro. La riduzione dell’85% per i disoccupati può essere conservata per massimo 5 anni contributivi complessivi, superato questo periodo l’iscritto che permanga in stato di disoccupazione ha diritto alla riduzione massima del 50% su 4, mila euro. Lo scorso 27 gennaio la GRIBAUDO, aveva già presentato una interrogazione scritta diretta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell’economia e delle finanze: ”i farmacisti iscritti a Enpaf ad ottobre 2019 per due terzi risultano essere dipendenti, un terzo invece è lavoratore autonomo. La paga base oraria lorda di un dipendente di farmacia privata è pari a poco più di 10 euro (10,40 euro); il contratto nazionale è scaduto a gennaio 2013 e il mancato rinnovo ha inciso fortemente sul reddito dei farmacisti dipendenti, nonché dei farmacisti liberi professionisti a basso reddito; tale situazione è resa ancor più difficile per l’obbligo di versare a Enpaf, a prescindere dall’inquadramento come dipendente o autonomo, una quota fissa annua di 4.500 euro, che colpisce soprattutto i farmacisti precari e disoccupati; dopo cinque anni di disoccupazione la quota passa a 2.300 euro all’anno; tale problematica viene identificata come «contribuzione silente»; per essere titolati a ricevere la pensione bisogna pagare minimo 30 anni di contributi avendo almeno 20 anni attività; la pensione poi sarà del 15% del totale dei contributi versati e tutto ciò non prima dei 68 anni di età; queste rigidità e l’alta quota dovuta dai farmacisti all’Enpaf, siano essi titolari o collaboratori di farmacia o parafarmacia, siano essi occupati o inoccupati, hanno portato alla cancellazione dall’Albo, solo nel 2018, di 2467 farmacisti entro i 60 anni di età, rappresentando un grave allontanamento da una professione ad elevata specializzazione e di grande valore per il Sistema sanitario nazionale”. Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 giugno 2020 nell’allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro) 5-03430: ”Le questioni oggetto del presente atto implicano una revisione dell’attuale rapporto contributivo obbligatorio tra l’ENPAF. Pertanto, non posso che evidenziare che la risoluzione delle problematiche sollevate potrà essere affrontata eventualmente attraverso un intervento normativo”. Federcontribuenti: ”la gestione delle casse previdenziali private sta portando alla luce questioni gravi di ingiustizia sociale che se non risolte oggi piegheranno nel futuro prossimo il diritto alla pensione di quanti avranno lavorato e versato senza tutela. Tra l’altro sarà la già strangolata INPS a mettere una toppa nei buchi normativi e legislativi. Perché tanto libero arbitrio? Qui la conferenza stampa

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Roberta Lemma

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